L'accordo di Chambéry
L'accordo di Chambéry è stato firmato il 3 ottobre 1997 nella città di Chambéry (Francia) dai ministri dell'interno francese e italiano: Jean-Pierre Chevènement e Giorgio Napolitano. Si tratta di un accordo bilaterale tra la Francia e l'Italia che affronta la questione della cooperazione transfrontaliera in materia di polizia e doganale.
Titre I : Disposizioni generali
Nel titolo I dell'accordo di Chambéry troviamo il significato di alcuni termini utilizzati ma anche le autorità competenti, le quali sono: la Polizia di Stato, l'Arma dei Carabinieri, il Corpo della Guardia di Finanza e il Dipartimento delle Dogane del ministero delle Finanze per l'Italia e la Police nationale, la Gendarmerie Nationale e la Douane per la Francia.
Titre II : Centri di coopearzione di polizia e di dogana
In questa parte, l'accordo stabilisce entrambi i paesi devono istituire dei centri di cooperazione di polizia e doganale (CCPD). Esso definisce le condizioni per la loro attuazione e la loro gestione ma anche i loro obiettivi. Questi centri sono costruiti in prossimità della frontiera e permettono di migliorare la collaborazione tra le autorità francesi e italiane per garantire la sicurezza e combattere contro la criminalità (immigrazione clandestina, traffici illegali, ecc.). Permettono inoltre una migliore condivisione delle informazioni tra le forze di polizia e le dogane francesi e italiane in modo che gli interventi siano più coordinati ed efficaci. Si precisa inoltre che le autorità citate nel titolo I dovranno determinare insieme le risorse necessarie per il buon funzionamento dei centri di cooperazione, nonché il personale e i dirigenti dei centri.
Entrambi i paesi sono incoraggiati a non fare differenze tra gli agenti: ad esempio, se un agente di polizia francese lavora in un centro di cooperazione in Italia, è soggetto allo stesso regime di protezione e di responsabilità degli agenti di polizia italiani e viceversa. Inoltre, hanno il diritto di operare in altri paesi indossando i loro uniformi nazionali e le loro armi di servizio (si precisa che le armi possono essere utilizzate solo in caso di autodifesa). Per evitare la doppia imposizione di questi agenti, è previsto che il loro regime fiscale sia determinato dalle disposizioni nazionali, comunitarie e internazionali che regolano il settore.
Oggi esistono due centri di cooperazione doganale e di polizia franco-italiani: uno a Ventimiglia (Italia) e uno a Modane (Francia).
Titre III : Cooperazione diretta delle zone di frontiera
Questa parte riguarda l'organizzazione di pattuglie congiunte, composte da ufficiali francesi e italiani. In primo luogo, vi è un elenco delle zone considerate transfrontaliere: le province di Aosta, Imperia, Cuneo e Torino in Italia e i dipartimenti delle Alpi Marittime, delle Alpi delle Hautes Provence, delle Hautes-Alpes, della Savoia e dell'Alta Savoia in Francia.
Si definiscono poi gli obiettivi della cooperazione tra le autorità francesi e italiane. Esse devono coordinare le loro azioni per contrastare la criminalità alle frontiere e prevenire le minacce all'ordine pubblico e alla sicurezza, ma devono anche ottenere e condividere le informazioni tra di loro. Per stimolare la cooperazione in materia di polizia e di dogana tra i due paesi, i funzionari possono essere distaccati dalle loro unità territoriali per assistere e consigliare (fornendo informazioni o osservando gli interventi) quelle dell'altro paese. Tuttavia, sono ufficiali di collegamento e non possono operare sul campo, la loro missione è solo quella di osservare il coordinamento delle pattuglie franco-italiane e di fornire informazioni su come migliorarlo.
I responsabili delle unità territoriali devono riunirsi periodicamente per fare il bilancio della cooperazione tra i loro ufficiali, scambiare informazioni sui diversi tipi di criminalità, elaborare piani e programmi di intervento comuni per migliorare la coordinazione delle pattuglie congiunte alle frontiere e anche organizzare le pattuglie e le esercitazioni congiunte alle frontiere.
Titre IV : Disposizioni finali
Questa è l'ultima parte dell'accordo di Chambéry. In primo luogo, si ricorda che i responsabili degli agenti e dei centri di cooperazione devono riunirsi almeno due volte all'anno per fare il bilancio delle attività di cooperazione, stabilire un programma di lavoro comune e sviluppare e attuare strategie sempre più coordinate alle frontiere. Si spiega inoltre che il personale di un'entità territoriale può essere messo a disposizione di quella dell'altro paese se necessario e per un periodo di tempo determinato.
Le due parti firmatarie devono promuovere la formazione linguistica degli agenti che lavoreranno nei centri di cooperazione e di quegli che faranno parte delle pattuglie congiunte. Inoltre, il testo li incoraggia anche ad organizzare visite reciproche tra le loro unità territoriali di confine (seminari professionali, corsi di formazione continue, ecc.).
Per conclusione, l'accordo di Chambery è il testo di riferimento nel settore della cooperazione in materia di polizia e di dogana tra la Francia e l'Italia. Questo testo è molto importante perché permette alle zone di frontiera, che sono state spesso luoghi di traffico illecito e di criminalità, di essere più sicure per i loro abitanti. Inoltre, la cooperazione transfrontaliera di polizia faciliterebbe anche le relazioni tra i due paesi, anche se in alcuni casi non sembra vero.